Nome Arma de Arene Candide-Arma dei Frati-Armassa Data inserimento 2007-01-01 00:00:00 Data ultimo aggiornamento 2013-05-28 10:39:05
Tipo di cavità grotta Stato Italy Provincia 267 Comune Finale Ligure Località Arene Candide Caprazoppa Area speleologica Borgio - Caprazoppa Numero catastale 34 Li Sviluppo totale 667 Dislivello -15 Longitudine 4° 07' 34'' W di M.Mario Latitudine 44° 9' 42'' N Quota 110 m slm Cartografia IGM Loano 92 II NO
Geologia Questo importante reticolo carsico si è sviluppato nei calcari marmorei puri del periodo giurassico (150 milioni di anni), del Promontorio della Caprazoppa, quando questo era completamente saturo di acqua dolce, e cioè si trovava in condizioni simili a quelle in cui si è trovata la Grotta degli Scogli neri e in cui è attualmente il Buranco de Dotte. La conseguenza di questa origine è la vicinanza di grandi sale collegate da un reticolo fittissimo di cunicoli e gallerie che si incrociano formando un vero e proprio labirinto.
Itinerario di accesso Da Borgio Verezzi, superata la ferrovia, si prende la strada che a destra porta verso Verezzi, abbandonandola poi per seguire il tracciato che corre lungo il fianco delle rocche dell'Orerà. Quindi si continua per uno sterrato che si dirige verso la cava Ghigliazza la quale ha distrutto parte del monte della Caprazoppa e parzialmente intaccato anche la grotta. Attualmente quindi essa si apre su di uno strapiombo, dominante la cava stessa e non ha più davanti quel piano digradante di sabbie che le hanno dato il nome.
Nota Bene: La grotta non è visitabile in quanto la strada è stata sbarrata dagli addetti alla cava e più oltre, all'inizio della discesa che conduce all'entrata della grotta, la Soprintendenza ha posto un cancello di protezione; altre sbarre sono state situate a chiudere l'imboccatura della caverna, essendo pericoloso percorrerla dopo gli ultimi lavori effettuati. In un futuro dovrà essere attrezzata turisticamente.
Descrizione La cavità si presenta di forma allungata in senso Est-Ovest con apertura divisa in due da un enorme masso oggi saldato alla volta da concrezioni stalagmitiche.
Il varco principale immette nella Sala Issel, alla cui destra, attualmente all'altezza di 5-6 metri di altezza, si apre il Ramo Gandolfi, ricco di concrezioni e stalagmiti.
Questo ramo, con varie diramazioni, verso il fondo si affaccia su una finestra a strapiombo sulla sottostante cava.
Dalla Sala Morelli, a cui si accede per un restringimento delle pareti ed un abbassamento della volta dalla Sala Issel, per uno stretto cunicolo, che si apre a livello del terreno, ci si immette in una serie successiva di complessi cunicoli, a sinistra verso la Sala Solari, ingombra di massi e verso destra in un labirinto di passaggi che si sviluppano a monte della Sala Issel e ad un livello più basso.
Altro,note Storia archeologica della grotta
La grotta venne esplorata nel 1864 da Arturo e Alberto Issel e dal Professor Perez di Nizza. Successivamente Arturo Issel vi ritornò con G. Ramorino; a queste ricerche seguirono quelle di don Perrando e al principio del 1874 quelle di Y. Brown Montagli e V. Brooke, anche con intenti naturalistici, accompagnati da Issel. In seguito vi ritornarono don Perrando, A,G. Barrili e Alberto Issel. Nel 1883 avvennero gli scavi Wall concentrati alle spalle della colonna al centro della Sala Issel, subito seguiti da quelli di Morelli anche con Arturo Issel e E.A. d'Albertis fino al 1887; infine anche Rossi vi fece la sua raccolta di materiali. Gli scavi recenti hanno avuto inizio nel 1940 a cura di L. Bernabò Brea e L. Cardini, finalmente con criteri scientifici attuali e si protrassero fino al 1950.
Gli ultimi saggi vi sono stati condotti da S. Tiné tra il 1971 e il 1975, riportando alla luce le vecchie trincee dei sondaggi di Issel e altri.
Attraverso tutti questi scavi, le Arene Candide hanno mostrato una ricchezza di materiali tale da venire definita la più completa successione della preistoria ligure. L'ampiezza della grotta e la sua esposizione hanno favorito l'insediamento dell'uomo da epoche forse più antiche di quelle attualmente accertate. Infatti gli scavi più profondi condotti da Cardini si sono arrestati all'epoca del Paleolitico Superiore (a m 8,50 di profondità) senza che però il terreno si sia ancora interrotto. Questo giacimento riprende quindi la storia dell'uomo da dove è stata sospesa nel Paleolitico Medio alle Fate. Non bisogna però pensare alle Arene Candide come ad un lungo film della preistoria, ma come ad un documentario ad episodi separati anche da lunghi intervalli di tempo, che coprono tutte le fasi più salienti della storia non scritta dell'uomo. Durante l'epoca successiva al Paleolitico Medio (circa 20.000-18.000 anni a.C.) in un'alternanza di climi caldi e freddi e di faune e flore conseguentemente adattate, l'uomo sapiens viveva alle Arene Candide o vi seppelliva i propri morti (fig. 1).
In un clima freddo la fauna da cacciare era rappresentata da marmotta, stambecco, arvicola delle nevi, orso, jena e, tra gli uccelli, dal gracchio corallino.
L'uomo produceva piccoli strumenti con cui dar loro la caccia e tutta una serie di strumenti in osso per completare l'equipaggiamento. Successivamente egli abbandonò la grotta e vi ritornò circa 11.000-10.000 anni fa. Il clima divenne più mite, comparvero il cervo, il cinghiale e l'uomo si nutriva anche di molluschi raccolti in mare.
Espresse la sua arte dipingendo su ciottoli e variò la sua attrezzatura da caccia, adattandola agli animali che era costretto a cercare. Ancora una volta poi abbandonò la grotta che venne utilizzata come necropoli: i corpi venivano inumati, posti su letti di ocra rossa con corredi di strumenti in selce e osso, macinelli, collane di conchiglie di Nassa, Patella e Pectunculus e denti di cervo forati.
Poi segui ancora un momento di abbandono.
Quando l'uomo vi ritornò possedeva ormai una cultura più avanzata: era diventato l'uomo agricoltore.
Suddivise la grotta in aree dalPutilizzo preciso, innalzando palizzate e tettoie. La sua strumentazione si fece più complessa e articolata a seconda dei bisogni. Imparò l'uso della ceramica (fig. 2), delle fibre e inventò la tessitura. La navigazione era sufficientemente sviluppata da muoversi agevolmente attraverso il Tirreno, tenendosi in vicinanza delle coste e sfruttando le correnti.
Attraverso le Arene Candide passarono in seguito anche le popolazioni del III millennio a.C, in possesso della metallurgia, proprio quando anche la Liguria cominciava ad assumere un suo ruolo in questo commercio. L'uso della grotta era più limitato, in quanto l'uomo preferiva usufruire di insediamenti esterni. Un lento abbandono si segnala per tutto il li e il I millennio i cui resti divengono sempre più rari. Un'ultima presenza si nota in epoca classica, ma forse soltanto dovuta a sporadiche visite; quindi l'allontanamento definitivo.

Giuliva Odetti


Tratto da "Le Nostre Grotte"
Storia in data 5 dicembre 2009 è stata trovata la congiunzione tra la grotta delle Arene Candide e la Grotta di cava Ghigliazza.da Gruppo Speleologico A. Martel Rilevo 1
Rilievo 2
Foto
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Coordinate convertite per gps
Lat:44.16251452N Lon:8.32585738E Datum:WGS84
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