Nome
Arma del Sanguineto
Data inserimento
2007-01-01 00:00:00
Data ultimo aggiornamento
2004-12-16 15:54:28
La larga apertura a forno di 22 metri per 6 di altezza immette all'interno della caverna in una ampia stanza dal suolo asciutto e polverulento, della profondità di una quindicina di metri, che termina in una grande frana.
A sinistra dell'entrata uno stretto cunicolo alto 60 centimetri e lungo 18 metri circa permette l'accesso ad una saletta interna di forma vagamente quadrangolare di quindici metri di lato, con fondo irregolare e lateralmente occupata da vari salti in salita lungo una colata stalagmitica.
In quest'ultima camera, creata nell'interstrato tra i calcari e il conglomerato, si sono rinvenuti materiali archeologici al di sotto della crosta stalagmitica. Altro,note Le prime notizie di essa risalgono al 1871 quando Don Deogratias Perrando vi eseguì dei saggi a scopo archeologico, a cui seguirono quelli di altri archeologi (Pacini, Candelo, Amerano, Issel, Fusco, Del Lucchese) fino a oltre la metà del secolo scorso.
Gli scavi avvenuti nel 1800, nella stanza maggiore, hanno a tal punto alterato il deposito archeologico che gran parte della stratigrafia è andata persa e tutti coloro che vi hanno eseguito saggi nel 1900 si sono trovati a scavare nel terreno rimaneggiato dei lavori precedenti.
Nei magazzini dei Musei e nei depositi di Finale, Genova e Torino si è quindi accumulata una gran massa di materiale che ci ha permesso di ricostruire la possibile frequentazione umana della grotta, ma soltanto basandoci su uno studio tipologico e non stratigrafico.
Si è dunque venuto evidenziando che la grotta era stata frequentata già forse nel Paleolitico, ma che la sua maggiore utilizzazione è stata quella fatta nel Neolitico (4500-2800 a. C.).
L'originalità di questo sito è dovuto alla presenza dell'uomo durante il passaggio tra il IV e il III millennio, quando vi è uno spopolamento di quasi tutte le grotte finalesi, ma che evidentemente non corrisponde ad uno spopolamento della Liguria.
Probabilmente l'utilizzo delle grotte diventa minore per uno spostamento delle popolazioni in territori a più alta quota e spesso meno ricche di grotte.
In seguito sembra che vi sia stato un momento di abbandono della cavità fino a circa il 1500 a. C., quando si registra una nuova frequentazione per brevi soggiorni.
Questo tipo di sfruttamento del sito viene proseguito fino a circa il IX-VIII secolo a. C., quando di nuovo si interrompe il suo utilizzo.
La presenza umana però non finisce, in quanto si ha la ulteriore testimonianza di un soggiorno tra il V e il IV secolo a. C., quando i Liguri sostenevano scaramucce prima con i Greci e poi con i Romani e le grotte venivano sfruttate per soggiorni temporanei, in quanto esistevano già insediamenti protourbani.
Nel complesso la grotta del Sanguineto si presenta come la terza grotta finalese, dopo le Arene Candide e la Pollera, per importanza di frequentazione e non è impossibile che il suo deposito archeologico ci possa fornire ancora delle sorprese.
Tratto dal sito dell'Associazione Speleologica Genovese "San Giorgio", http://web.tiscali.it/asgsangiorgio
Rilevo 1
Rilievo 2
Tipo di cavità
grotta
Stato
Italy
Provincia
267
Comune
Finale Ligure
Località
Rocca Carpanca -Torrente Aquila
Numero catastale
96 Li
Sviluppo totale
58
Dislivello
-15
Longitudine
8°19'29",0 Est
Latitudine
44°11'24",0 Nord
Quota
105 m slm
Cartografia
245040 Pietra Ligure
Geologia
La grotta si apre nell'area carsica SV 30 Carpanea/Rocca di Perti.
Descrizione
La grotta del Sanguineto (Li 96) deve il suo secondo nome "della Matta" alla presenza in essa di una demente che vi aveva trovato rifugio nell'800 e si apre nel costone in calcare di Finale alla quota di 175 metri s.l.m. sul monte che divide la valle dell'Aquila da quella del torrente La Valle, nel punto in cui quest'ultimo si butta nel torrente Aquila.La larga apertura a forno di 22 metri per 6 di altezza immette all'interno della caverna in una ampia stanza dal suolo asciutto e polverulento, della profondità di una quindicina di metri, che termina in una grande frana.
A sinistra dell'entrata uno stretto cunicolo alto 60 centimetri e lungo 18 metri circa permette l'accesso ad una saletta interna di forma vagamente quadrangolare di quindici metri di lato, con fondo irregolare e lateralmente occupata da vari salti in salita lungo una colata stalagmitica.
In quest'ultima camera, creata nell'interstrato tra i calcari e il conglomerato, si sono rinvenuti materiali archeologici al di sotto della crosta stalagmitica. Altro,note Le prime notizie di essa risalgono al 1871 quando Don Deogratias Perrando vi eseguì dei saggi a scopo archeologico, a cui seguirono quelli di altri archeologi (Pacini, Candelo, Amerano, Issel, Fusco, Del Lucchese) fino a oltre la metà del secolo scorso.
Gli scavi avvenuti nel 1800, nella stanza maggiore, hanno a tal punto alterato il deposito archeologico che gran parte della stratigrafia è andata persa e tutti coloro che vi hanno eseguito saggi nel 1900 si sono trovati a scavare nel terreno rimaneggiato dei lavori precedenti.
Nei magazzini dei Musei e nei depositi di Finale, Genova e Torino si è quindi accumulata una gran massa di materiale che ci ha permesso di ricostruire la possibile frequentazione umana della grotta, ma soltanto basandoci su uno studio tipologico e non stratigrafico.
Si è dunque venuto evidenziando che la grotta era stata frequentata già forse nel Paleolitico, ma che la sua maggiore utilizzazione è stata quella fatta nel Neolitico (4500-2800 a. C.).
L'originalità di questo sito è dovuto alla presenza dell'uomo durante il passaggio tra il IV e il III millennio, quando vi è uno spopolamento di quasi tutte le grotte finalesi, ma che evidentemente non corrisponde ad uno spopolamento della Liguria.
Probabilmente l'utilizzo delle grotte diventa minore per uno spostamento delle popolazioni in territori a più alta quota e spesso meno ricche di grotte.
In seguito sembra che vi sia stato un momento di abbandono della cavità fino a circa il 1500 a. C., quando si registra una nuova frequentazione per brevi soggiorni.
Questo tipo di sfruttamento del sito viene proseguito fino a circa il IX-VIII secolo a. C., quando di nuovo si interrompe il suo utilizzo.
La presenza umana però non finisce, in quanto si ha la ulteriore testimonianza di un soggiorno tra il V e il IV secolo a. C., quando i Liguri sostenevano scaramucce prima con i Greci e poi con i Romani e le grotte venivano sfruttate per soggiorni temporanei, in quanto esistevano già insediamenti protourbani.
Nel complesso la grotta del Sanguineto si presenta come la terza grotta finalese, dopo le Arene Candide e la Pollera, per importanza di frequentazione e non è impossibile che il suo deposito archeologico ci possa fornire ancora delle sorprese.
Tratto dal sito dell'Associazione Speleologica Genovese "San Giorgio", http://web.tiscali.it/asgsangiorgio
Rilevo 1
Rilievo 2
Lat:44.18902634N Lon:8.32366694E Datum:WGS84
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