Nome
Grotta di Bergeggi
Data inserimento
2007-01-01 00:00:00
Data ultimo aggiornamento
2008-02-27 17:49:32
Lungo tutta la falesia a picco sul mare è ben evidente l'influenza della tettonica sullo sviluppo del fenomeno carsico nella formazione delle Dolomie di S.Pietro dei Monti, che sono interessate da faglie, fratture e monoclinali alternate con zone di locali corrugamenti degli strati con pieghe sinformi e antiformi. Oltre a cinque grotte costiere, non sono presenti particolari manifestazioni superficiali di carsismo, anche se va rilevato che -a cavallo tra gli anni '50 e '60 del XX secolo- tutto il settore montuoso sovrastante la falesia ha subìto (soprattutto lungo l'intero versante occidentale) la pesante antropizzazione del complesso residenziale di "Torre del Mare", con la costruzione di villette, condomini e strade che hanno notevolmente e irrimediabilmente alterato il paesaggio naturale. È probabile che l'urbanizzazione abbia stravolto e mascherato ogni cosa, sebbene si abbia notizia di una sola grotta intercettata durante lavori edilizi, recentemente scoperta e segnalata dai proprietari (la famiglia Ascheri), che con lodevole sensibilità naturalistica ne hanno promosso la conservazione e la tutela. Le "quarziti di Ponte di Nava" costituiscono un battente impermeabile verso Nord, ovvero uno sbarramento per le acque assorbite nel sovrastante massiccio montuoso calcareo: proprio in prossimità del contatto geologico delle "Dolomie di S.Pietro dei Monti" (rocce carsificabili) con le quarziti si localizzarono le sorgenti carsiche del massiccio, a quote dipendenti dalle variazioni eustatiche del livello del mare (sono segnalate modeste sorgenti sottomarine, alla profondità di 3-4 metri, in corrispondenza della "Grotta marina di Bergeggi" e sotto alla punta della falesia 100 metri a Nord della grotta). Le gallerie della "Grotta marina di Bergeggi" (32 Li/SV) dovevano un tempo appartenere alla zona di emergenza delle acque circolanti in questo settore dell'area carsica di Bergeggi, probabilmente provenienti (un tempo) dall'adiacente "Grotta della galleria di Bergeggi" (31 Li/SV), che si apre all'interno della montagna, circa 250 metri ad Ovest della caverna marina.
La "Grotta della Galleria", oggi quasi totalmente "fossile" (cioè quasi non più percorsa dall'acqua, che segue vie di deflusso ad un livello altimetrico più basso), si originò in ambienti formatisi per fenomeni tettonici, poi sviluppati in condizioni freatiche con gallerie completamente allagate, evolute infine in regime "vadoso", con corsi d'acqua sotterranei scorrenti a pelo libero.
Per la genesi e lo sviluppo della "Grotta marina di Bergeggi" fu determinante non solo il livello marino (variato più volte nell'evoluzione geologica del settore: sono note le grandi oscillazioni positive e negative nell'ultimo milione di anni, durante il Quaternario, circa + 100 e - 150 metri rispetto al livello attuale), ma anche il vicino contatto con le quarziti, che - come già detto - determinano un battente impermeabile verso Nord.
Maggiormente influenzata dalla tettonica delle "Dolomie di S. Pietro dei Monti" è invece l'origine delle grotte che si aprono più a Sud, lungo la falesia:
- la "Grotta marina di Punta Predani" (1008 Li/SV) , che in condizione di mare calmo può essere percorsa con un piccolo canotto per tutta la sua lunghezza (m 58);
- nell'adiacente spiaggia del "lido delle Sirene", tre grotticelle di 16, 12 e 8 metri rispettivamente (l' "Antro delle Sirene", 1035 Li/SV , e le grotte "1^ e 2^ del Lido delle Sirene", 1009 Li/SV e 1010 Li/SV) .
Va infine ricordato che sull'isola di Bergeggi si apre nelle "Dolomie di S. Pietro dei Monti" un pozzo, che nel XVIII secolo era profondo circa 20 metri, mentre oggi è per metà occluso da pietre e detriti: si tratterebbe di una cavità naturale (parzialmente modificata dall'intervento umano) che raggiungeva il livello di una piccola falda carsica e assicurava l'approvvigionamento idrico del monastero benedettino di San Eugenio. Secondo una nota leggenda, il Santo, dopo avere sconfitto un orribile drago che viveva nella caverna marina, si sarebbe stabilito sull'isola, dove avrebbe percosso la roccia col bastone, facendo mirabilmente scaturire l'acqua dal sottosuolo dell'isola (un'altra versione dell'agiografia del Santo precisa invece che fece scavare il pozzo tuttora esistente).
Nonostante sia attraversato dalla via Aurelia, il settore costiero dell'area carsica di Bergeggi, con l'isola e la falesia a picco sul mare, ha un notevole pregio naturalistico e paesaggistico: da tempo è stato inserito nella "Riserva Naturale Regionale di Bergeggi".
Itinerario di accesso Da Savona si percorre l'Aurelia sino a superare Bergeggi e quindi si prosegue per Spotorno.
Subito dopo l'abitato di Bergeggi, alla fine della spiaggia e prima di imboccare la curva in salita si parcheggia l'auto in una pratica piazzola sulla sinistra.
Dal momento che questa è normalmente frequentata dai clienti dello stabilimento balneare, consigliamo di arrivare sul presto per trovare parcheggio.
Sul lato a monte della strada si trova l'imbocco della galleria del treno (in disuso) e quindi, interno a questa, l'ingresso alla Grotta della Galleria di Bergeggi.
Le chiavi per accedervi devono essere richieste al Comune di Bergeggi - tel. 019 744017 o al G.S. Savonese.
Descrizione Dal cancello si salgono alcuni gradini intagliati nella roccia e si inizia a percorrere un'ampia galleria inizialmente sub-orizzontale : dopo 15 metri si lascia sulla destra una galleria discendente (Ramo del Torrente) e si inizia a salire lungo una galleria ascendente, la cui direzione è controllata da evidenti faglie. Lasciata a sinistra una prima piccola sala, sul cui pavimento, a Sud-Est, affiora la copertura in mattoni della sottostante galleria ferroviaria, si riprende a salire; alla distanza di circa 60 metri dall'imbocco della grotta si raggiunge l'ampia "Sala delle bocce" (m 25 slm), che presenta notevoli fenomeni clastici: sulla parete sud-orientale è ben evidente uno "specchio di faglia". Sul lato Ovest della sala la galleria prosegue, dividendosi poi (in prossimità di una piccola vaschetta stagionalmente colma d'acqua) in tre rami impostati su diversi fasci di fratture rispettivamente perpendicolari e paralleli tra loro: il "Ramo a monte", i "Rami del Pozzetto" e il "Ramo traversine-Cascata Gialla".
Il "Ramo delle traversine", così denominato perché vi furono collocate traversine ferroviarie per facilitare il superamento di una piccola forra, consente di raggiungere la "Sala della cascata gialla", interessata fino al 1971 da uno scorrimento idrico che ha depositato sulla parete la concrezione dalla quale deriva il toponimo dell'ambiente (a quota m 12 slm); da qui, risalendo la china detritica e seguendo poi stretti e bassi passaggi dapprima leggermente ascendenti e poi discendenti. si può accedere ad alcune salette adiacenti, che si aprono a quota m 6-8 slm (in quella più settentrionale è presente un piccolo e basso laghetto).
Il "Ramo delle traversine" è tutt'oggi stagionalmente percorso dal ruscelletto proveniente dalla vaschetta precedentemente citata: anche nelle condizioni di massima piena (con portate comunque sempre inferiori a 0,1 l/s), l'acqua scompare tra la ghiaia del pavimento del cunicolo, ma la si sente gorgogliare attraverso stretti passaggi impraticabili, che si sviluppano in direzione Nord-Est (il tracciamento idrologico effettuato nel febbraio 2001 dalla Delegazione Speleologica Ligure e dalla Società Speleologica Italiana ha accertato il collegamento con il "Ramo del torrente").
Neppure in caso di forti precipitazioni piovose si riattiva invece il flusso della Cascata Gialla.
I "Rami del Pozzetto" si sviluppano invece paralleli per una ventina di metri in direzione Est, lungo cunicoli talvolta bassi e stretti, allineati lungo evidenti faglie; il cunicolo più meridionale comunica con un camino-pozzetto con la sovrastante "Saletta della CO2". Lungo il "Ramo a monte" si sviluppa (più a Sud) il percorso principale di visita, seguendo (in direzione Ovest) una prima galleria ascendente, fino alla "Saletta della CO2" (così denominata perché qui tra l'agosto 2000 e il novembre 2001 è stato posizionato un sensore per registrare la concentrazione dell'anidride carbonica, nell'ambito del monitoraggio e dello studio ambientale eseguito dalla Società Speleologica Italiana). Nell'estremo angolo di Nord-Est della Sala si apre il pozzetto di comunicazione con i sottostanti ambienti dei "Rami del Pozzetto". La "Saletta della CO2" si trova alla distanza di 130 metri dall'imbocco della grotta, a quota m 42 slm.
Superato un salto verticale ascendente di pochi metri, si riprende a salire lungo una galleria fortemente ascendente e si raggiunge così la saletta "Soffitta Coda" (il punto più elevato della grotta, a quota m 62slm): è questo il punto più lontano dall'ingresso della grotta, dal quale dista 220 metri . Poco prima una galleria in ripida discesa lungo un ghiaione porta a quota m 30 slm, dove fino al 1971 era presente un piccolo lago, profondo circa 3 metri, alimentato da stillicidi (anche questo è uno dei punti più lontani dall'esterno: dista 210 metri dal cancello della grotta nella galleria ferroviaria).
Ritornando verso l'uscita, si percorre a ritroso tutto il percorso, transitando nuovamente attraverso la "Saletta della CO2" e la "Sala delle bocce"; quindici metri prima del cancello è interessante svoltare a sinistra per percorrere il "Ramo del torrente", lungo una bassa galleria discendente che dopo una trentina di metri raggiunge il punto dove si trova il greto generalmente asciutto di un ruscello sotterraneo, oggi attivo solo dopo lunghi periodi piovosi, ma fino al 1971 perennemente alimentato tanto dal "Lago Francone" quanto dal "Rio delle traversine" (a quota m 7 slm).
Da qui si può seguire la galleria ancora per 45 metri, fino al punto dove ci si può infilare in uno stretto passaggio, un tempo completamente allagato dal corso d'acqua che vi formava un angusto sifone perenne ("Sifone Sigma"): nei momenti maggiormente piovosi dell'anno il passaggio tuttora si allaga. Nelle usuali condizioni di magra, da qui si può proseguire ancora per una sessantina di metri lungo una successione di stretti passaggi, tuttora interessati da limitati scorrimenti idrici, finché il percorso diventa troppo stretto per proseguire (quota m 5 slm).
Liberamente tratto da:
Società Speleologica Italiana, Le Nostre Grotte. Guida speleologica ligure (a cura di R.Bixio), Genova 1987
Le tracce di tali saccheggi sono evidentissime, e molti i monconi di pietra che impiegheranno a ricrescere qualche centinaio di migliaia di anni, se mai lo faranno, visto che la grotta è oggi completamente inattiva.
E' una delle poche grotte che conosco da cui si esce coperti di polvere piuttosto che di fango.
Gradito e consigliato, durante la buona stagione, il bagno in mare per ripulirsi dalla polvere di carbone.
Rilevo 1
Rilievo 2
Sinonimi
Grotta del Treno
Tipo di cavità
grotta
Stato
Italy
Provincia
267
Comune
Spotorno
Località
Galleria FFSS Bergeggi
Area speleologica
Bergeggi
Numero catastale
31 Li
Sviluppo totale
730
Dislivello
61m (+51,-10)
Longitudine
4° 0' 38 " (Ovest di M.Mario)
Latitudine
44° 14' 25" N
Quota
11 m slm
Cartografia
IGM Finale Ligure 92 I SE
Geologia
Percorrendo la via Aurelia da Savona verso Spotorno, al termine del lungo rettilineo che affianca la spiaggia di Bergeggi, dove la strada curva a sinistra e inizia a salire, si incontrano le "Dolomie di S. Pietro dei Monti", scoscese sul mare con un'alta falesia, tra Bergeggi e Spotorno. Le "Dolomie di S.Pietro dei Monti" sono presenti in tutto il settore meridionale del territorio comunale di Bergeggi, sino alla quota di circa 130 metri sul livello del mare (a Nord del promontorio di "Torre di Ere"); a Nord sono in contatto con le "quarziti di Ponte di Nava" (che vediamo comparire proprio subito prima della curva della via Aurelia, al di là del muraglione di sostegno della galleria ferroviaria , lato Spotorno), mentre a Nord-Ovest si spingono per quasi tre chilometri lungo la dorsale del Monte Mao (m 440 slm), sullo spartiacque tra il Vallone di Spotorno e la Valle di Vado.Lungo tutta la falesia a picco sul mare è ben evidente l'influenza della tettonica sullo sviluppo del fenomeno carsico nella formazione delle Dolomie di S.Pietro dei Monti, che sono interessate da faglie, fratture e monoclinali alternate con zone di locali corrugamenti degli strati con pieghe sinformi e antiformi. Oltre a cinque grotte costiere, non sono presenti particolari manifestazioni superficiali di carsismo, anche se va rilevato che -a cavallo tra gli anni '50 e '60 del XX secolo- tutto il settore montuoso sovrastante la falesia ha subìto (soprattutto lungo l'intero versante occidentale) la pesante antropizzazione del complesso residenziale di "Torre del Mare", con la costruzione di villette, condomini e strade che hanno notevolmente e irrimediabilmente alterato il paesaggio naturale. È probabile che l'urbanizzazione abbia stravolto e mascherato ogni cosa, sebbene si abbia notizia di una sola grotta intercettata durante lavori edilizi, recentemente scoperta e segnalata dai proprietari (la famiglia Ascheri), che con lodevole sensibilità naturalistica ne hanno promosso la conservazione e la tutela. Le "quarziti di Ponte di Nava" costituiscono un battente impermeabile verso Nord, ovvero uno sbarramento per le acque assorbite nel sovrastante massiccio montuoso calcareo: proprio in prossimità del contatto geologico delle "Dolomie di S.Pietro dei Monti" (rocce carsificabili) con le quarziti si localizzarono le sorgenti carsiche del massiccio, a quote dipendenti dalle variazioni eustatiche del livello del mare (sono segnalate modeste sorgenti sottomarine, alla profondità di 3-4 metri, in corrispondenza della "Grotta marina di Bergeggi" e sotto alla punta della falesia 100 metri a Nord della grotta). Le gallerie della "Grotta marina di Bergeggi" (32 Li/SV) dovevano un tempo appartenere alla zona di emergenza delle acque circolanti in questo settore dell'area carsica di Bergeggi, probabilmente provenienti (un tempo) dall'adiacente "Grotta della galleria di Bergeggi" (31 Li/SV), che si apre all'interno della montagna, circa 250 metri ad Ovest della caverna marina.
La "Grotta della Galleria", oggi quasi totalmente "fossile" (cioè quasi non più percorsa dall'acqua, che segue vie di deflusso ad un livello altimetrico più basso), si originò in ambienti formatisi per fenomeni tettonici, poi sviluppati in condizioni freatiche con gallerie completamente allagate, evolute infine in regime "vadoso", con corsi d'acqua sotterranei scorrenti a pelo libero.
Per la genesi e lo sviluppo della "Grotta marina di Bergeggi" fu determinante non solo il livello marino (variato più volte nell'evoluzione geologica del settore: sono note le grandi oscillazioni positive e negative nell'ultimo milione di anni, durante il Quaternario, circa + 100 e - 150 metri rispetto al livello attuale), ma anche il vicino contatto con le quarziti, che - come già detto - determinano un battente impermeabile verso Nord.
Maggiormente influenzata dalla tettonica delle "Dolomie di S. Pietro dei Monti" è invece l'origine delle grotte che si aprono più a Sud, lungo la falesia:
- la "Grotta marina di Punta Predani" (1008 Li/SV) , che in condizione di mare calmo può essere percorsa con un piccolo canotto per tutta la sua lunghezza (m 58);
- nell'adiacente spiaggia del "lido delle Sirene", tre grotticelle di 16, 12 e 8 metri rispettivamente (l' "Antro delle Sirene", 1035 Li/SV , e le grotte "1^ e 2^ del Lido delle Sirene", 1009 Li/SV e 1010 Li/SV) .
Va infine ricordato che sull'isola di Bergeggi si apre nelle "Dolomie di S. Pietro dei Monti" un pozzo, che nel XVIII secolo era profondo circa 20 metri, mentre oggi è per metà occluso da pietre e detriti: si tratterebbe di una cavità naturale (parzialmente modificata dall'intervento umano) che raggiungeva il livello di una piccola falda carsica e assicurava l'approvvigionamento idrico del monastero benedettino di San Eugenio. Secondo una nota leggenda, il Santo, dopo avere sconfitto un orribile drago che viveva nella caverna marina, si sarebbe stabilito sull'isola, dove avrebbe percosso la roccia col bastone, facendo mirabilmente scaturire l'acqua dal sottosuolo dell'isola (un'altra versione dell'agiografia del Santo precisa invece che fece scavare il pozzo tuttora esistente).
Nonostante sia attraversato dalla via Aurelia, il settore costiero dell'area carsica di Bergeggi, con l'isola e la falesia a picco sul mare, ha un notevole pregio naturalistico e paesaggistico: da tempo è stato inserito nella "Riserva Naturale Regionale di Bergeggi".
Itinerario di accesso Da Savona si percorre l'Aurelia sino a superare Bergeggi e quindi si prosegue per Spotorno.
Subito dopo l'abitato di Bergeggi, alla fine della spiaggia e prima di imboccare la curva in salita si parcheggia l'auto in una pratica piazzola sulla sinistra.
Dal momento che questa è normalmente frequentata dai clienti dello stabilimento balneare, consigliamo di arrivare sul presto per trovare parcheggio.
Sul lato a monte della strada si trova l'imbocco della galleria del treno (in disuso) e quindi, interno a questa, l'ingresso alla Grotta della Galleria di Bergeggi.
Le chiavi per accedervi devono essere richieste al Comune di Bergeggi - tel. 019 744017 o al G.S. Savonese.
Descrizione Dal cancello si salgono alcuni gradini intagliati nella roccia e si inizia a percorrere un'ampia galleria inizialmente sub-orizzontale : dopo 15 metri si lascia sulla destra una galleria discendente (Ramo del Torrente) e si inizia a salire lungo una galleria ascendente, la cui direzione è controllata da evidenti faglie. Lasciata a sinistra una prima piccola sala, sul cui pavimento, a Sud-Est, affiora la copertura in mattoni della sottostante galleria ferroviaria, si riprende a salire; alla distanza di circa 60 metri dall'imbocco della grotta si raggiunge l'ampia "Sala delle bocce" (m 25 slm), che presenta notevoli fenomeni clastici: sulla parete sud-orientale è ben evidente uno "specchio di faglia". Sul lato Ovest della sala la galleria prosegue, dividendosi poi (in prossimità di una piccola vaschetta stagionalmente colma d'acqua) in tre rami impostati su diversi fasci di fratture rispettivamente perpendicolari e paralleli tra loro: il "Ramo a monte", i "Rami del Pozzetto" e il "Ramo traversine-Cascata Gialla".
Il "Ramo delle traversine", così denominato perché vi furono collocate traversine ferroviarie per facilitare il superamento di una piccola forra, consente di raggiungere la "Sala della cascata gialla", interessata fino al 1971 da uno scorrimento idrico che ha depositato sulla parete la concrezione dalla quale deriva il toponimo dell'ambiente (a quota m 12 slm); da qui, risalendo la china detritica e seguendo poi stretti e bassi passaggi dapprima leggermente ascendenti e poi discendenti. si può accedere ad alcune salette adiacenti, che si aprono a quota m 6-8 slm (in quella più settentrionale è presente un piccolo e basso laghetto).
Il "Ramo delle traversine" è tutt'oggi stagionalmente percorso dal ruscelletto proveniente dalla vaschetta precedentemente citata: anche nelle condizioni di massima piena (con portate comunque sempre inferiori a 0,1 l/s), l'acqua scompare tra la ghiaia del pavimento del cunicolo, ma la si sente gorgogliare attraverso stretti passaggi impraticabili, che si sviluppano in direzione Nord-Est (il tracciamento idrologico effettuato nel febbraio 2001 dalla Delegazione Speleologica Ligure e dalla Società Speleologica Italiana ha accertato il collegamento con il "Ramo del torrente").
Neppure in caso di forti precipitazioni piovose si riattiva invece il flusso della Cascata Gialla.
I "Rami del Pozzetto" si sviluppano invece paralleli per una ventina di metri in direzione Est, lungo cunicoli talvolta bassi e stretti, allineati lungo evidenti faglie; il cunicolo più meridionale comunica con un camino-pozzetto con la sovrastante "Saletta della CO2". Lungo il "Ramo a monte" si sviluppa (più a Sud) il percorso principale di visita, seguendo (in direzione Ovest) una prima galleria ascendente, fino alla "Saletta della CO2" (così denominata perché qui tra l'agosto 2000 e il novembre 2001 è stato posizionato un sensore per registrare la concentrazione dell'anidride carbonica, nell'ambito del monitoraggio e dello studio ambientale eseguito dalla Società Speleologica Italiana). Nell'estremo angolo di Nord-Est della Sala si apre il pozzetto di comunicazione con i sottostanti ambienti dei "Rami del Pozzetto". La "Saletta della CO2" si trova alla distanza di 130 metri dall'imbocco della grotta, a quota m 42 slm.
Superato un salto verticale ascendente di pochi metri, si riprende a salire lungo una galleria fortemente ascendente e si raggiunge così la saletta "Soffitta Coda" (il punto più elevato della grotta, a quota m 62slm): è questo il punto più lontano dall'ingresso della grotta, dal quale dista 220 metri . Poco prima una galleria in ripida discesa lungo un ghiaione porta a quota m 30 slm, dove fino al 1971 era presente un piccolo lago, profondo circa 3 metri, alimentato da stillicidi (anche questo è uno dei punti più lontani dall'esterno: dista 210 metri dal cancello della grotta nella galleria ferroviaria).
Ritornando verso l'uscita, si percorre a ritroso tutto il percorso, transitando nuovamente attraverso la "Saletta della CO2" e la "Sala delle bocce"; quindici metri prima del cancello è interessante svoltare a sinistra per percorrere il "Ramo del torrente", lungo una bassa galleria discendente che dopo una trentina di metri raggiunge il punto dove si trova il greto generalmente asciutto di un ruscello sotterraneo, oggi attivo solo dopo lunghi periodi piovosi, ma fino al 1971 perennemente alimentato tanto dal "Lago Francone" quanto dal "Rio delle traversine" (a quota m 7 slm).
Da qui si può seguire la galleria ancora per 45 metri, fino al punto dove ci si può infilare in uno stretto passaggio, un tempo completamente allagato dal corso d'acqua che vi formava un angusto sifone perenne ("Sifone Sigma"): nei momenti maggiormente piovosi dell'anno il passaggio tuttora si allaga. Nelle usuali condizioni di magra, da qui si può proseguire ancora per una sessantina di metri lungo una successione di stretti passaggi, tuttora interessati da limitati scorrimenti idrici, finché il percorso diventa troppo stretto per proseguire (quota m 5 slm).
Liberamente tratto da:
Società Speleologica Italiana, Le Nostre Grotte. Guida speleologica ligure (a cura di R.Bixio), Genova 1987
Le tracce di tali saccheggi sono evidentissime, e molti i monconi di pietra che impiegheranno a ricrescere qualche centinaio di migliaia di anni, se mai lo faranno, visto che la grotta è oggi completamente inattiva.
E' una delle poche grotte che conosco da cui si esce coperti di polvere piuttosto che di fango.
Gradito e consigliato, durante la buona stagione, il bagno in mare per ripulirsi dalla polvere di carbone.
Rilevo 1
Rilievo 2
Lat:44.24112733N Lon:8.44141641E Datum:WGS84
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